sabato 1 agosto 2015




Khellendrox torna a pesca dopo alcuni anni e guardate che carpe...

Il mostro venne fuori dal terreno umido, la pioggia anche se scarsa doveva aver risvegliato la sua voglia di vivere, il nano preso alla sprovvista fu avvolto dalle sue spire, ma da quella posizione riuscì a guardarlo bene, doveva essere un esperimento uscito dal laboratorio di qualche pazzo, aveva grandi mani umanoidi, tre teste che terminavano a becco d'uccello e tre tentacoli che continuavano a guizzare a destra e a sinistra, al centro, quando si fermarono si aprirono le palpebre e il chierico vide di essere osservato da occhi giganteschi. Buon 1 agosto!


Abbandonate le zone aride il chierico si ritrovoò di fronte un estesa area di acqua, questa fu la decima sfida. Agosto la chiamavano. Khellendrox aveva già sentito parlare di quel "mostro" e ora, da quella posizione privilegiata ne vedeva la sua estensione, piena di insidie e di incognite, giorno dopo giorno avrebbe dovuto affrontarlo e conoscere il proprio nemico che per ora si agitava attendendo il malcapitato... Buona giornata.

venerdì 31 luglio 2015

Dopo essere scampati ai soldati che rastrellavano i campi con i lanciafiamme alla ricerca degli zombi superstiti, camminammo quasi tutta la notte alla ricerca della collinetta che aveva sognato il medico. Da lì avremmo visto l'ingresso del cimitero dove era ubicato il mausoleo di Hitler. Percorsi circa cinque chilometri, raggiungemmo una collina sulla sommità della quale c'era una torre piuttosto mal ridotta, doveva essere la torre della visione, tutti ne fummo quasi certi. Sfiniti decidemmo di dormire alcune ore all'interno di quella struttura fatiscente.
Verso mattina il medico fu svegliato di soprassalto da dei rumori, il soffitto scricchiolava, egli riuscì per miracolo a fare un balzo prima che questi gli piombasse addosso.
Ci svegliammo tutti, Rasputin sembrava più concentrato del solito, probabilmente sentiva la tensione del momento.
Camminammo parecchio e finalmente raggiungemmo il cancello del cimitero. Trovare il mausoleo sembrava una ricerca titanica, malgrado il cimitero non si estendesse che per pochi metri quadrati, le tombe erano numerose e i mausolei di famiglia anche.
Rastrellammo la zona e finalmente io trovai un luogo libero da tombe, era vicino alla recinzione, girandoci attorno e continuando a guardare quel giardino incontaminato, mi accorsi che l'erba assumeva colorazioni e posizioni diverse, non riuscii a capacitarmi di questa cosa e allora richiamai l'attenzione del medico, il quale, dopo aver fatto un giro attorno al prato confermò il mio sospetto.
A quel punto Rasputin prese nuovamente il libro e iniziò a salmodiare. Una parte del prato scomparve sotto i nostri occhi e al suo posto vedemmo un'apertura. Il tenente si offrì di guidare la spedizione all'interno del mausoleo, Svetlana si disse pronta a tener la torcia al tenente e poi noi seguimmo loro.
Il corridoio scendeva per qualche metro. Trovammo immediatamente una stanza dentro la quale c'erano foto e busti del furer, quasi fosse una stanza celebrativa. Fu qui che Rasputin tornò a sfogliare il libro e quando proferì l'ultima parola si accasciò a terra.
Il medico guardò il corpo esanime del mago, era rigido. Il tenente disse che a lui spettava il compito di portare tutti gli averi del defunto, il medico tentò di opporsi ma poi, dai discorsi del soldato capì che qualcosa doveva essere successo. Il tenente per un qualche secondo sembrò parlare con se stesso. Poi tacque, raccolse la borsa del mago e prese a camminare nuovamente lungo il corridoio. Noi lo seguimmo, ma, almeno al sottoscritto, prese un momento di sconforto, "cosa ci facevamo ancora in quel mausoleo senza la presenza di Rasputin?".
Arrivati ad un bivio avvertii un rumore molto flebile "non siamo soli" dissi e il tenente, risoluto mi guardò per un attimo, poi proseguì fino ad arrivare ad una porta. Aprì la stanza e tutti restammo senza parole. Era piena di oggetti strani, reliquie antiche. Il libro era lì in bella vista e il tenente non si soffermò a lungo, lo prese e lo ripose nello zaino. Io presi una ciocca di capelli, a Svetlana toccò un osso della gamba, il medico raccattò uno scudo lucente sul quale c'era l'immagine di una gorgone. Il comandante non ricordo cosa prese, poi quando uscimmo ci fu da decidere. Uscire o continuare a perlustrare il mausoleo?
Il libro era nelle nostre mani e ora il tenente, posseduto da Rasputin doveva compiere l'ultimo gesto, fare il rito che avrebbe riportato le anime dei morti a riposare.
Dal corridoio vedemmo un uomo aggindato come un sacerdote egizio e quattro zombi seguirlo.
Il tenente parlottò in egizio con il nuovo arrivato, poi la discussione si accese, non riuscii a capire di cosa stessero parlando ma mi sembrò che la creatura non fosse molto amichevole.
Il tenente ci guidò attraverso i corridoio all'esterno della struttura e qui iniziò lo scontro. Sfortunatamente io e il medico incrociando lo sguardo del sacerdote egizio ci prese una sorta di timore, posso parlare per esperienza personale, piuttosto che affrontare lui e i suoi scagnozzi preferii scappare lasciando i miei compagni a combattere.
Il sacerdote prese il libro e iniziò a leggere un breve incantesimo, il tenente rispose a quella mossa puntando il fucile e sparando due colpi che andarono a segno. Svetlana e il comandante spararono agli zombi, nel frattempo, guardandomi alle spalle vidi il medico correre, da prima nella mia direzione poi in quella opposta.
Alle nostre spalle lo scontro riprese, l'egiziano, colpito all'addome, sfogliò nuovamente il libro e pronunciate alcune parole la ferita al ventre prese a chiudersi. Gli altri zombi nel frattempo erano stati pesantemente colpiti.
Finalmente anche io e il medico trovammo la forza per non fuggire più e unirci alla battaglia.
Il tenente avvicinatosi al sacerdote impugnò un macete e lo colpì ripetutamente finché non riuscì a dividere il suo corpo in due parti. Toccò a me il compito di finirlo.
I quattro zombi, persero di vigore nel momento in cui il loro padrone morì e velocemente furono vittime dei colpi ottimamente inferti dai miei compagni.
Il tenente, prese il libro e con l'aiuto di Rasputin lesse il rito per far tornare le anime dei morti da dove erano venute.
Passarono alcuni minuti, gli occhi del tenente assunsero un'aria normale, ed egli stesso ci confermò che il rito era riuscito e che Rasputin era finalmente in pace.

La battaglia fu furibonda, Luglio, oramai domato dovette soccombere sotto i colpi del nano che avvertì il cambiamento, tutto il territorio, controllato dal mostro cambiò d'aspetto, il terreno da prima caldo e arido iniziò a raffreddarsi e anche nel cielo, da prima avvolto da nubi di calore si formarono nubi bianche. Presto sarebbe arrivato il refrigerio, presto sarebbe arrivata la pioggia... Buona giornata!



Alex Garland, in questo film di fantascienza, mette a confronto la macchina e l'uomo in un "duello" a colpi psicologici e di citazioni. Nathan creatore di un intelligenza artificiale e a capo di un azienda che gestisce un grande motore di ricerca, chiama nella sua casa/laboratorio in un posto sperduto in mezzo al nulla Caleb, valente programmatore e suo impiegato. Egli deve testare Ava, un'intelligenza artificiale, in pelle e circuiti, che ragiona e ha coscenza di sé. Dovrà eseguire il Test di Touring per determinare se Ava sia in grado di pensare.
Il giovane programmatore, dopo i primi giorni e soprattutto, dopo alcuni colloqui un po' sibillini, con la droide,  capisce che qualcosa non va in quel posto, infatti, Nathan si ubriaca spesso, ha eccessi d'ira, e gli consegna un pass che non gli permetterà di accedere a tutte le stanze, gli intrighi e i segreti non aiutano a far si che tra i due nasca un rapporto di fiducia, al contrario, farà sì che Ava, riesca con poche parole a raggirare l'insicuro Caleb e a portarlo a mettere i due umani l'uno contro l'altro. Come in un moderno racconto di Frankenstein, lo spettatore, ad un certo punto, è portato a domandarsi chi dei tre personaggi che vivono la vicenda, sia veramente il mostro. Nathan tra genio e nevrosi, in alcune sequenze, ricorda Barbablù, che collezionava le proprie donne uccidendole una dopo l'altra e "nascondendole" in camera da letto. Con tutti i riferimenti ai motori di ricerca, all'intelligenza artificiale e all'utilizzo piuttosto smodato della tecnologia, lo spettatore viene portato quasi alla psicosi o alla paranoia, pensando a quanto questo ci porti ad essere spiati e utilizzati. Voto 7

giovedì 30 luglio 2015

Khellendrox, inidividuò un alone, poteva forse essere la creatura, si inginocchiò e dopo aver pregato il divino la visione divenne più chiara. Era immobile, posava i pesanti piedi sul terreno bollente, dal quale di tanto in tanto uscivano degli sbuffi di fumo. Il nano prese il martello e corse verso il nemico e con decisione lo atterrò iniziando a picchiarlo, il suo intento? Finire questo luglio... Buona giornata!

mercoledì 29 luglio 2015

L'uomo, impaziente camminava su e giù fermandosi di tanto in tanto a guardare la porta da dove era venuto fuori un ometto piccolo e buffo circa un'ora prima a dirgli che ser Bringh avrebbe accolto la sua richiesta di ascoltarlo.
Taddeus era arrivato in città all'alba, aveva chiesto informazioni e si era diretto al palazzo dello scriba. Il nome di tal ser Bringh gli era stato fatto da un chierico che a quanto si diceva di draghi ne aveva visto, combattuto e pure addomesticati parecchi.
Il giovane mago si sedette nuovamente, frugò nella sua borsa e tirò fuori un libro, saltò le prime pagine che aveva letto fino a saperne il contenuto a memoria e si soffermò a guardare una figura che prendeva sia il foglio di destra che quello di sinistra, si trattava di una creatura alata sormontata da un cavalliere che brandiva una spada fiammeggiante, Taddeus seguì le linee del disegno con il dito indice della mano destra, poi, venne distolto da quei pensieri.
"Signor Taddeus" disse l'ometto che si era affacciato prima "ser Bringh la può ricevere".
Il mago si alzò di scatto, chiuse il libro riponendolo nella borsa, se la mise a tracolla e arrivò davanti alla porta, chinò leggermente il capo e lo gnomo lo fece passare.
La stanza era enorme, tutte le pareti erano ingombre di libri ben allineati su scansie di legno scuro. Al centro due tavoli ottagonali erano circondati da sgabelli in metallo ricoperti da rune, disegni e altre forme geometriche che in alcuni casi uscivano in rilievo, in altri rientravano nella struttura principale.
"Buon giorno messere" disse Taddeus chinando la testa salutando cortesemente l'uomo che gli dava le spalle.
"Buon giorno" si limitò a rispondere con voce profonda e bassa "mi dicono che lei sta cercando un libro particolare".
"Ebbene, il chierico Khellendrox mi ha mandato da voi alla ricerca di un libro di..."
"Draghi" finì la frase il bibliotecario voltandosi.
"Per l'appunto" disse Taddeus facendo un passo indietro alla vista del viso deturpato di ser Bringh, poi cercò di dominarsi e avanzò nuovamente del passo perso in precedenza.
"Sedetevi Taddeus" indicando uno sgabello "il nano che vi ha fatto fare tanta strada ha scelto bene".
Il giovane, si tolse la borsa e la posò sul pavimento, poi si sedette sullo sgabello che gli era stato indicato e attese.
Bringh si avvicinò alla parete di destra e iniziò ad esaminare alcuni libri "la costruzione di un drago non è cosa da tutti" disse chinandosi per prendere un libro che stava nel primo ripiano della scansia e sforzandosi di alzare il tono della propria voce.
"Costr.." disse pensieroso Taddeus a voce alta.
"Khellendrox, secondo me ha sentito di qualcuno in grado di costruire un drago e ora vuol sapere se questo sia possibile" rialzandosi e annullando la distanza che lo separava dal tavolo si sedette sullo sgabello vicino a quello già occupato dal mago "ecco questa è la copia originale del libro".
Taddeus ne rimase affascinato, il libro doveva avere circa due, trecento pagine, anche se chiuso emanava un odore di pelli consunte ma la peculiarità che ne faceva un libro speciale era la copertina. Totalmente in metallo, riportava in rilievo la figura di un drago d'oro con le ali spiegate pronte a far volare l'immensa creatura che, posata su un grande quadrante tondo riportante alcune ore basilari. Il mago pensò a quale significato potesse avere la figura sulla copertina, poi continuò ad osservare. Intorno alla figura mitologica, c'erano altri piccoli ingranaggi che a Taddeus sembrò iniziassero a girare vorticosamente.
Il mago distolse lo sguardo dalla copertina e guardò anche se con un po' di ripugnanza il viso deturpato del bibliotecario.
"Il Dracomik è un libro molto antico, è magico, a scriverlo fu un mago votato alle arti oscure che riuscì ad assoggettare al proprio volere quindici gnomi delle colline del Hylm. Sapete vero chi sono?".
Taddeus frugò nella sua memoria, il posto gli ricordava qualcosa ma non sapeva che le colline fossero abitate da gnomi. Scosse la testa energicamente "non proprio".
L'uomo sbuffò un po' contrariato "Quasi mezzo secolo fa, le colline erano abitate da gnomi, poi, dalle profondità arrivarono i giganti e i loro padroni i demoni. La guerra durò molto poco e gli gnomi sarebbero stati annientati tutti se non fosse arrivato il mago di cui non farò il nome. Egli, con un'unica magia potentissima, scacciò i demoni e uccise i giganti. Gli gnomi rimasti in vita, esattamente quei quindici di cui ti ho parlato prima, per riconoscenza nei confronti del mago, decisero di asservirlo per qualunque cosa e così fu".
"Mi state dicendo che il mago costruì il drago di metallo?" chiese Taddeus incredulo.
"Assolutamente, vi sto solo dicendo che il mago scrisse questo libro. A costruire il drago furono gli gnomi".
Il mago avvicinò la mano destra al libro e ne sfiorò la figura in rilievo con i polpastrelli avidi dell'indice e del medio. Inizialmente il freddo del metallo intirizzi le dita del mago, poi passato un primo momento il metallo si scaldò a tal punto che Taddeus fu costretto a ritirare la mano e a sfregarla contro la tunica.
"Scotta vero?" disse Bringh.
"Un po'" rispose Taddeus mentre posava nuovamente la mano sul tavolo.
Il bibliotecario indossò dei guanti scuri e prese il libro, poi lo aprì davanti al mago.
"Come vedete le pagine all'apparenza sono completamente bianche, ma non è così".
"Scrittura magica" disse estasiato il mago, poi socchiuse gli occhi e recitò una breve filastrocca che sperava gli permettesse di leggere il contenuto delle due pagine aperte.
Sul foglio si formò un garbuglio di lettere e linee ma risultò impossibile capire cosa ci fosse scritto.
"Non sforzatevi giovane mago, temo che lo scrittore abbia apposto almeno cinque incantesimi su quello usato per scrivere il libro, voi temo non siate in grado di scoprire neppure quali siano tali incantesimi".
"Mi offendete" disse Taddeus alzandosi di scatto "pensate che la mia giovane età non mi abbia dato il tempo di imparare incantesimi di vario genere e potenza?".
"Scusate, non volevo dire questo" replicò Bringh girando altre pagine del libro fino all'ultima sulla quale, bianca anche quella, nell'angolo destro Taddeus scorse un simbolo.
"La divina Dworaz" esclamò avvicinando il viso al simbolo e osservandolo con dovizia "potrebbe essere uno dei suoi servi" continuò, poi schioccando la lingua "peccato che l'ultimo tempio di tale divinità sia andato distrutto almeno vent'anni fa".
"Vedo che siete informato, la divinitàsembra non avere più devoti in vita, ma uno presumo sia rimasto anche se non lo si può definire vivo".
Taddeus sospirò "mi state dicendo che il mago in questione è morto o meglio è un non morto?".
"Pare che sia tutt'ora in attività con i quindici gnomi e che voglia riappropriarsi del libro".
"Khellendrox mi ha mandato solo per assicurarsi che voi aveste il libro, non mi ha detto altro. Cosa devo dirgli dunque?".
"Ditegli che l'aspetto, qui il libro dovrebbe essere al sicuro, ma voi affrettatevi, ditegli che si prepari, se il mago dovesse tornare in possesso del libro non basteranno tutti gli eserciti del mondo conosciuto per sconfiggere le creature a cui potrebbe dar vita".
"Vado" disse Taddeus.
Bringh ripose il libro al suo posto, poi prese una pergamena probabilmente scritta in precedenza, la piegò e la diede al mago "portate con voi anche questa, non fatela vedere a nessuno, consegnatela al nano, lui saprà cosa farne".
Il mago ripose la pergamena nella borsa accanto al libro che aveva preso in precedenza, salutò il bibliotecario e uscì dal palazzo.
Doveva correre, il tempo non giocava a loro favore...
Opera di Dmitriy Bragin-Art Creative
Gli esami non finiscono mai. Ci hanno sempre detto che nella vita arrivano gli esami esattamente quando dovremmo essere pronti per affrontarli, forse è così o forse no, fatto stà che il chierico si trovò di fronte ad un nuovo esame, il territorio incandescente, il mostro, molto più grosso di lui, oramai luglio stava per "morire" sarebbe arrivato agosto, sicuramente diverso, sicuramente più insidioso. Khellendrox affrontò quella giornata come le precedenti martello in mano e scudo ben legato sul braccio sinistro, pronto a difendersi dalle "botte" che quel territorio aveva ancora in serbo per lui. Voi siete pronti? Buona giornata!

martedì 28 luglio 2015

Nelle notti di luna piena il castello sembrava animarsi. Erano in tanti a pensare che la fortezza fosse stata abbandonata da tempo, nessuno si aggirava più davanti al portone e dall'interno non giungevano rumori che facessero supporre attività di qualunque tipo.
Qualche ragazzotto del paese, i più temerari, si erano radunati nella piazza principale e dopo aver discusso a lungo, avevano deciso di raccogliere tutto il loro coraggio e oltrepassare quelle mura consunte.
"Sarà una passeggiata, e potremo immortalare le stanze vuote del manier" disse Antonio guardando Giovanni e Simona, "voi sarete gli addetti alle riprese".
I due ragazzi chiamati in causa, raccolsero gli zaini e se li misero sulle spalle "andiamo".
Altre due ragazze rimaste mute e seguirono i tre sul furgoncino.
Il mezzo traballò abbastanza per tutto il tragitto, la strada piuttosto dissestata, saliva rapidamente e li portò fino ad un prato dal quale si intravedevano le mura del castello.
"Eccoci" disse Antonio spegnendo il motore del furgone "prendete tutto il necessario".
I cinque ragazzi scesero dal furgone e zaini in spalla attraversarono il prato. La luna piena illuminava l'erba alta del prato che risplendeva di una luce innaturale, probabilmente frutto dell'abbondante rugiada che si era posata durante la notte.
Il muro di cinta era alto circa tre metri, scavalcarlo non sarebbe stato certo facile, "proviamo ad aggirarlo, potrebbe esserci, da qualche parte un cedimento e potremmo essere facilitati nella nostra impresa".
Nessuno credette seriamente alle parole di Antonio ma lo seguirono ugualmente in quel giro di perlustrazione.
Seguirono tutto il perimetro delle mura esterne ma non trovarono nessun cedimento, anzi, in alcuni punti, il muro era più alto dei tre metri classici e quindi ancor più complicato da scavalcare.
Tornando al punto di partenza Giovanni si addossò al muro "hai portato la corda e il rampino?" chiese a Laura.
La ragazza si tolse lo zaino dalle spalle, lo posò a terra e iniziò a frugare la suo interno, dopo poco ne tirò fuori orgogliosa una matassa di corda piuttosto robusta alla quale era legato un rampino a quattro punte.
"Lo lancio?" chiese prendendo la corta e iniziando a farla roteare.
Patrizia che era dietro di lei si scansò facendo tre passi indietro e guardando la torre del castello "aspetta" disse appena prima che Laura lanciasse il rampino al di là del muro "guardate là" indicando un punto nel cielo appena sopra la torre più alta.
Laura smise di far roteare la corda e vide, come tutti un volo di numerosi pipistrelli uscire dalla torre e avvicinarsi alla luna.
"Non mi direte che state pensando a quella cosa?" disse Giovanni.
I ragazzi si guardarono, poi Simona si avvicinò a Laura "dai lancia quella corda"
Laura prese a far vorticare nuovamente la corda e con un leggero gioco di polso, aprendo un po' la mano lasciò scivolare la corda via verso il muro, il rampino oltrepassò gli ultimi mattoni e poi si udì un leggero rumore metallico.
Laura tirò la corda che andò in tensione "fatto" disse soddisfatta avvicinandosi al muro e iniziando a scalarlo.
Dietro di lei Antonio guardò la ragazza salire agevolmente "dopo Laura andrà Marta, poi Giovanni e Simona e ultimo io" disse facendosi da parte e guardando nuovamente verso la luna pensieroso.
"Non è stato nulla" disse sottovoce Giovanni affiancandosi a lui.
"Già" si limitò a rispondere Antonio mentre Marta iniziava la sua salita.
Laura dalla parte opposta del muro si guardò attorno. Il giardino mostrava segni evidenti di incuria, erba alta, rami spezzati ovunque, il vialetto che portava ad una porta era sconnesso, le radici avevano invaso il suo spazio e avevano alzato alcune tavelle.
Finalmente arrivò anche Marta e accese la sua torcia illuminando tutto intorno "lugubre non trovi?" disse parlando a voce bassa.
"Cosa ti aspettavi?" chiese Laura illuminando con la propria torcia la porta infondo al vialetto "quella sarà la nostra entrata".
Dopo Marta, giunsero nell'ordine stabilito da Antonio gli altri ragazzi e Giovanni staccò il piccolo arpione e raggomitolò la corda, "questa ci servirà per il ritorno".
Simona e Giovanni accesero le telecamere, la ragazza avanzo davanti al fianco di Antonio, Giovanni procedette in fondo al gruppo riprendendo il giardino e poi alcune parti del castello.
Arrivati davanti alla porta Antonio gli diede uno strattone, la porta sobbalzò ma non si aprì, tentò nuovamente tentando di spingerla e strattonarla mettendoci buona parte della forza che aveva in corpo. Alcuni pezzi di intonaco si staccarono dal muro, e un cardine palesemente arrugginito, cedette di schianto.
La porta rimase così a spincoloni e il ragazzo dovette prendere la maniglia con entrambe le mani per alzarla e aprirla verso l'esterno.
Giovanni dietro di loro si era completamente disinteressato alle manovre che stava compiendo Antonio davanti. Aveva chiesto a Marta di illuminare con la torcia il secondo piano del castello e stava facendo delle riprese.
"Hai visto?" disse puntando la telecamera verso una delle finestre "le persiane sono tutte socchiuse".
Marta illuminò la prima finestra, facendo scorrere il fascio di luce sulla persiana "guarda" urlò senza volere.
Davanti a lei Laura, che era intenta a seguire le operazioni alla porta sussultò e si voltò di scatto "che succede?" chiese in uno stridulo.
"Ho visto un'ombra passare accanto alla finestra".
"Impossibile" disse Giovanni, le persiane sono socchiuse, come puoi aver visto passare qualcuno o qualcosa?".
Marta illuminò la finestra accanto a quella che aveva già illuminato e questa volta toccò a Giovanni vedere l'ombra passeggiare accanto alla finestra.
Il ragazzo alzò la telecamera, inquadrò la finestra e zummò al massimo per vedere i dettagli, ma dell'ombra che gli era sembrato di vedere in precedenza non vide traccia "mhmhmhm, eppure..." non terminò la frase perché Simona e Antonio indietreggiarono repentinamente dalla porta semiaperta.
"Hai sentito vero?" disse il ragazzo guardando Simona che aveva in mano la telecamera "sì, ho sentito eccome", poi guardando i ragazzi dietro di sé "forse sarebbe bene svignarcela".
"Ma come?" disse Laura delusa "siamo entrati e ora andiamo via? Non facciamoci prendere dal panico, le storie che si narrano sono solo favole per spaventare i curiosi, qui non accade nulla".
Antonio, fece un passo avanti ed entrò nella casa, allora anche gli altri, anche se un po' titubanti lo seguirono.
L'ambiente era angusto, dal soffitto molto basso, di tanto in tanto cadevano qualche goccia di acqua che risuonava stranamente per poi produrre un rumore sordo al contatto con il pavimento.
Laura inclinò la torcia e illuminò il pavimento, le mattonelle erano in cotto grigio, stranamente non presentavano nessuna straccia dell'acqua che continuava a cadere dal soffitto.
Lo fece notare a Marta che illuminando a sua volta il pavimento si fermò di botto "si, si, si, sta muovendo".
Giovanni, mettendosi fra le due ragazze, puntò la telecamera verso il pavimento "avete le traveggole, guardate il pavimento è una pozza unica e non si muove certamente" poi andando a pestarlo con un piede produsse il tipico rumore dell'entrata nella pozzanghera "sentito?"
Antonio e Simona che erano avanti di alcuni passi si girarono contemporaneamente "volete far silenzio?".
Quando il gruppo si ricompattò dal soffitto arrivarono dei piccoli tonfi a distanza regolare "sembrano dei passi" disse Marta illuminando tutt'intorno "e non ci sono porte" disse con tono preoccupato.
Laura illuminò a sua volta, la luce non trovò nessuna porta ma solo scaffali stracolmi di libri.
"Ci sarà un passaggio segreto" disse Simona come se fosse la cosa più normale in assoluto "andiamo" disse perentoria avanzando di un passo.
Appena posò il piede destro sulla mattonella, tutti avvertirono un ticchettio e subito dopo, nello stesso momento, il pavimento iniziò ad inclinarsi, Laura e Marta pensarono di inginocchiarsi per cercare di restare in equilibrio, ma Giovanni, dietro di loro, ruzzolò sul pavimento travolgendole.
Davanti, Antonio fece qualche passo verso la scaffalatura con l'intento di sorreggersi ma perdendo di vista la linea visiva del pavimento cadde all'interno di una botola che si era creata poco prima.
L'unica a restare in piedi fu Simona che riuscì miracolosamente a reggersi.
Gli altri uno alla volta finirono nella voraggine che si era aperta al centro della stanza.
"State bene?" disse Simona appoggiando la telecamera e prendendo lo zaino per cercare la sua torcia.
Dal fondo della botola si udirono solo dei mugugni.
Simona, presa la torcia, l'accese e carponi si avvicinò all'orlo del precipizio, la luce illuminò i quattro corpi, erano sdraiati in posizioni strane, si muovevano ma molto lentamente.
"State bene?" ripeté nuovamente e come prima dal fondo del buco arrivarono solo dei mugugni, poi avvertì un alito di aria gelida provenire dalle sue spalle, fece per voltarsi ma qualcosa la colpì in testa e poi si sentì cadere...
Il vento si levò all'improvviso, portando refrigerio in quella valle incandescente, poi, di colpo, così come era venuto se ne andò, lasciando tizzoni ardenti rossastri sul terreno e fumi di zolfo tutt'intorno. Alcuni, non preparati a tale cambiamenti repentino impazzirono, altri si gettarono in pozzi naturali cercando refrigerio. Altri ancora, stanchi di quel terreno arido e lavico, proseguirono stoicamente sperando che tutto quel terreno non fosse altro che un incubo creato dalla propria mente oramai assuefatta al calore... Buona giornata!

lunedì 27 luglio 2015

Fotografie di Marco Elli
Ultima settimana di luglio, ultimo periodo caldo, eppure sono certo dopo tutto questo sbuffare e lamentarsi, rimpiangeremo anche queste temperature... Buona giornata!

domenica 26 luglio 2015

Prima o poi a tutto ci si abitua, il problema sorge quando l'abitudine ha delle controindicazioni che divengono di giorno in giorno peggiori delle precedenti... Buona domenica