sabato 22 agosto 2015

Cronache del set del film Lo Hobbit, libri imperdibili!


Presto la collana sarà completa...

La contessa Monik - sesta parte -

Giunta la sera la contessa uscì dal suo maniero, aveva osservato il prete e il guerriero entrare in città, sapeva che avevano lasciato i cavalli da Berto e poi entrano entrati in taverna, le sarebbe piaciuto spiarli, sentire i loro discorsi e avere il polso della situazione e fu così che fece. Scesa nel campo sottostante la roccaforte si inginocchiò a terra affondando le mani nel terreno umido. Il suo corpo iniziò a cambiare forma, gli arti si accorciarono e il tronco, spogliandosi degli abiti, divenne peloso e di colore scuro. Nelle braccia crebbero delle membrane, le orecchie si allungarono e il viso si deformò assumento una forma triancolare.
Una volta terminata la trasformazione spiccò il volo e sorvolò la piccola cittadina. Il sole non era calato del tutto dietro le montagne e la maggior parte delle case assunsero un colore rossastro assomigliando molto a sangue grondante dai tetti.
Monik planò su un davanzale della taverna e guardò all'interno. Padre Griumill stava parlando con il prete del paese, mentre il guerriero sedeva inquieto al suo fianco giocherellando con l'elsa della spada.
"... attaccare la creatura questa notte vorrebbe dire darle del vantaggio, sappiamo entrambi che nelle ore notturne quel tipo di creature sono più potenti" disse il prelato straniero.
"Certo, avete ragione, ma temo che possa aver richiamato a sé rinforzi e non vorrei che ci trovassimo di fronte forse troppo potenti".
"Non temete" saltò su l'oste che era uscito dalla sua postazione solita e si era seduto di fianco ai due uomini di chiesta "ho già raccolto un po' di uomini pronti ad affiancarvi".
"Soldati?" chiese padre Griumill.
L'uomo arrossì e con voce rotta dall'emozione "non proprio".
Fu il guerriero che aveva accompagnato l'inquisitore a parlare "se non avete uomini armti e avvezzi alla guerra, rischiate solo di portare sangue alla bocca di quella donna".
Il pipistrello sentendo dei rumori provenire dalla strada, si levò in volo e si posò nuovamente sul tetto della locanda osservando la strada.
Una decina di uomini armati di fiaccola accesa e le più disparate armi rudimentali, stavano raggiungendo l'ingresso della taverna.
Monik sorrise, questi sarebbero stati il suo pasto notturno.
Quando gli uomini furono entrati, tornò nuovamente alla finestra per capire il piano che avrebbero adottato i villeggianti.
"... gli uomini" stava dicendo l'oste "pensavo che con voi alla testa del gruppo potremmo andare a stanare la contessa".
Padre Griumill sorrise "pensate di incendiargli la magione?".
L'oste guardò il più grosso degli uomini appena arrivati "in effetti ci avevamo pensato".
"E sia, la donna sarà costretta ad uscire e io farò il resto" disse l'inquisitore.
L'anziano uomo di chiesa si alzò, radunò tutti attorno a sé e iniziò a benedirli.
Monik aveva visto abbastanza e poi, al momento della benedizione avvertì un certo disagio, spiccò il volo e si avviò verso la foresta, i lupi e il guerriero ben ammaliato avrebbero fermato il gruppo di rivoltosi pronti ad incendiare la fortezza e lei avrebbe pensato ai due uomini di chiesa.
Una volta richiamati i lupi, decise di tornare veso la collina dove la fortezza era illuminata dalla luna piena.
Gli uomini uscirono dalla locanda e iniziarono la lenta marcia silenziosa su per il sentiero.
A metà della salita dovettero però fermarsi, sentirono gli ululati alzarsi all'indirizzo della luna e poi videro ombre spostarsi dalla foresta al sentiero. Il gruppo si disperse ingaggiando duelli con gli animali richiamati da Monik che nel frattempo erano balzati su di loro azzannandoli.
Hidalgo sentì risuonare nella sua testa la voce della contessa, guardò i compagni e poi padre Griumill, quindi estraendo la spada si mise a combattere al fianco delle fiere giunte dal bosco.
I due prelati si guardarono alle spalle dove era scoppiato il finimondo, Alzarono le loro voci cercando di sovrastare il chiasso e richiamando all'ordine gli uomini, ma fu tutto inutile.
"Dovete mettervi in preghiera" disse padre Griumill, "io proseguirò da solo".
Il prete si inginocchiò e alzando la voce iniziò a pregare sperando di poter disperdere i lupi e dar forza agli uomini. Nel frattempo padre Griumill  si fermò sul sentiero e socchiusi gli occhi richiamò a sé le forze del bene per scovare e uccidere la donna infernale.
Nella sua mente si fece largo un immagine, la donna, indossava un mantello rosso, era sui camminamenti e lo stava osservando.
"Sto arrivando..." disse riaprendo gli occhi e passo dopo passo continuando a salire verso l'ingresso della fortezza. (Foto di Marco Elli) 

Convenzioni

Per convenzione l'uomo si è creato un sacco di muri, e chi non li rispetta viene isolato o definito matto o sociopatico o altro ancora. Eppure temo che le convenzioni abbiano fatto dell'uomo la più maldestra e pericolosa creatura sulla faccia della terra. La libertà è divenuta un peso perché troppo chiusa dalle convenzioni e quando questa viene meno, l'indole umana esplode. Gli esperti lo chiamano istinto ma l'istinto che vediamo negli animali, tutti gli animali, è ben diverso dall'"istinto" che ritroviamo nell'uomo in quelle condizioni. Oggi parliamo di convenzioni per rendere tutto più "tranquillo" eppure vaghiamo su questa terra sempre meno tranquilli e sempre più pronti a scattare come molle contro il primo che passa. Buona giornata.

venerdì 21 agosto 2015

Furto del secolo

E' stato rubato a Harry Potter il mantello dell'invisibilità, qualcuno potrebbe già averlo appeso a casa sua... secondo voi chi potrebbe essere il nuovo  proprietario?

La contessa Monik - quinta parte -

Al sorgere del sole il prete e il guerriero abbandonarono il posto di ristoro, se tutto fosse andato secondo i piani avrebbero raggiunto la cittadina al tramonto o forse appena dopo.
La contessa Monik, dopo aver dormito buona parte della notte, si era alzata e aveva camminato, più tranquilla, per le strade deserte del borgo, poi, di soppiatto era entrata in alcune delle case poste in periferia e si era nutrita. Tornò alla fortezza che stava albeggiando, camminando sui bastioni guardò verso la strada maestra e le parve di vedere due puntini che muovevano i loro passi verso di lei. Strinse gli occhi, si concentrò e immediatamente gli apparve nitida la figura del guerriero, lui era nelle sue mani, poteva agire ora e fargli uccidere il prelato, oppure attendere, e farlo muovere come un burattino durante lo scontro che sicuramente l'avrebbe vista impegnata contro il messo dell'Inquisizione.
Al villaggio, soprattutto dopo il pomeriggio precedente, erano in tanti a voler la sua testa, a bloccarli era solo la paura, ma l'arrivo del prete avrebbe ribaltato questa situazione, Monik doveva trovare degli alleati, almeno per tener a bada la furia dei cittadini.
Dopo aver dato un ultimo sguardo alla strada che avrebbe condotto il suo nemico alla sua porta entrò nella torre.
Al riparo dal sole che si faceva sempre più pressante con il passare delle ore, accese nuovamente i mozziconi di candela e con della polvere di gesso disegnò un cerchio con alcune rune esterne, poi vi entrò sedendosi nel mezzo, incrociando le lunge gambe affusolate socchiuse gli occhi e iniziò  a salmodiare una canzone che aveva imparato da piccola.
Gli animali del bosco drizzarono le loro orecchie come se fossero in ascolto di un messaggio, sarebbero stati loro la forza per fermare la cittadinanza, nel caso avesse marciato verso la sua magione.
Giunto mezzogiorno, il prete e il guerriero si fermarono per ristorarsi. "Sei pronto?" chiese l'anziano prelato al giovane guerriero che stava affilando la sua spada.
"Sono sempre pronto, mio signore"
"Hai più fatto quei sogni?"
"Questa notte, ho dormito tutto d'un fiato, la donna misteriosa non è venuta a visitarmi" storcento la bocca, ricordando di averla vista in una fugace apparizione, poco dopo l'alba.
"Ma..." disse il prete intuendo che qualcosa turbava il giovane.
"Ma... l'ho rivista stamane, un sogno ad occhi aperti, o forse dovrei dire un incubo".
"Non dovete temere, opponete resistenza, scacciate quei pensieri, di giorno è meno potente, dovete temerla di notte".
"Lei dovrà temere la mia spada" disse baldanzoso l''uomo agitando la spada davanti a sé con un ottimo gioco di polso.
"Vi rammento di non guardarla mai negli occhi" disse nuovamente il prete cantilenando una frase ripetuta centinaia di volte e non solo al soldato che ora era al suo fianco.
"Sì, ricordo, me lo avete detto almeno una decina di volte. Cosa avranno mai di così speciale i suoi occhi?"
"Tu non capisci, lei non è una donna normale, ha dei poteri, è una strega".
Il guerriero scosse la testa incredulo, "le streghe s..." non terminò la frase, si voltò di scatto verso il limitare del bosco e vide un lupo che li stava osservando. Puntando la spada verso l'animale fece qualche passo lentamente verso di lui. Il lupo rimase immobile, continuando a fissarli, poi quando tra i due erano rimasti poco meno di due metri il lupo ringhiò mostrando i lunghi canini poi alzando il muso ululò al cielo.
Il guerriero accorciò nuovamente le distanze affrettando il passo ma quando stava per colpirlo il lupo scomparve.
Il prete, che era rimasto muto e immobile si alzò raggiungendo la sua fidata guardia del corpo "scommetto che lei lo ha mandato".
Il soldato avanzò verso il bosco, guardò il terreno dove prima era il lupo, smosse l'erba, poi scosse il capo "leggero come una piuma" boffonchiò.
"Non era davanti a noi" gli disse il prete tornando a sedersi vicino al fuoco "lei lo ha mandato per avvertirci".
"Lei, lei, lei. Siete ossessionato da quella donna".
"Ossessionato? Ho il compito di bruciarla. E' potente e pericolosa".
Il soldato, dopo aver dato un'ultima occhiata alla foresta si avvicinò ai cavalli "sarà meglio rimetterci in marcia" poi guardando il cielo "sta per piovere".
I due salirono sui cavalli e ripresero la strada maestra e dopo qualche minuto, come aveva predetto il guerriero iniziò a piovere. Una pioggerellina sottile di quelle che si infiltrano tra gli abiti ed entrano immediatamente tra le ossa irrigidendole e intirizzendo l'animo. (Foto di Marco Elli)

Le ultime battaglie di Agosto

"Probabilmente se avessero preso l'altra strada non avrebbero incontrato il mostro" il nano, cercando di fare resistenza, tentò di liberarsi dalle spire della creatura che da giorni la teneva imbrigliata a sé. Una lotta impari a prima vista, ma che il chierico aveva combattuto con sagacia e ora sentiva che il padrone del luogo si stava arrendendo, lentamente, aveva abbandonato il calore iniziale, aveva perso sangue dalle copiose ferite e ora, si stava raffreddando.

giovedì 20 agosto 2015

La contessa Monik - quarta parte -

Quando ormai il sole stava calando, la contessa decise di uscire dalle proprie stanze e scendere al villaggio. In principio pensava di utilizzare una delle sue tante forme animali per poter arrivare prima a destinazione, poi, cambiò idea e decise di andare a piedi.
Il sentiero che dalla fortezza scendeva al paese era piuttosto sconnesso e in alcuni punti era stato cancellato da frane e incuria.
La contessa camminò spedita e raggiunse le prime case. La strada, costeggiava un canale che in quel periodo mostrava molta acqua. Ben presto raggiunse l'intersezione con la via principale. Guardando verso la piazza vide alcuni uomi e donne sostare davanti ad alcune vetrine, probabilmente erano appena usciti da messa e ora aspettavano l'ora di cena per rincasare. Percorse alcuni metri addentrandosi in paese. Vide alcuni girarsi a guardarla, ma nessuno la fermò o le disse nulla, poi sbirciando in un vicolo che si apriva sulla destra vide un uomo camminare fischiettando e si infilò dietro di lui, ridusse la distanza senza far rumore e quando lui, aprì una delle porte che si affacciavano sul borgo ella gli fu subito dietro. La porta dava su un cortile interno, l'uomo accelerò il passo, probabilmente si era accorto della presenza di qualcosa o qualcuno alle sue spalle anche se voltandosi, non aveva visto nessuno. Fece in tempo a salire il primo gradino che probabilmente lo avrebbe portato in casa, che si sentì trattenere e poi portar giù. Si girò e finalmente la vide, le prese le braccia che lo tenevano stretto in una morsa sovrumana e tentò di liberarsi, ma il risultato fu scarso e Monik trascinò in terra la sua preda.
"Non sentirai nulla, promesso" disse la donna in un sussurro avvicinando la bocca al collo di lui.
All'uomo bloccato in terra non restò che assistere inebetito a quella scena che lo riguardava da molto vicino.
Monik lo morse e si nutrì, quando il sangue dalla giugulare iniziò a scorrere più lentamente e in quantità minore si staccò da  lui liberandolo dalla morsa delle sue mani strette sulle sue braccia. Era svenuto e di lì a poco sarebbe morto.
La donna si alzò, percorse nuovamente il vicolo e tornò alla porta, l'aprì di scatto e uscì sul borghetto. Dalla sua bocca, usciva un rivolo di sangue ed ella non si curò affatto di ripulirsi. Non fece il percorso inverso a quello fatto prima, ma prese a camminare nella stessa direzione allontanandosi dalla piazza ed entrando in un altro vicolo delle stesse dimensioni del primo. Una donna stava raccogliendo della frutta che doveva esserle caduta, chinata, dava le spalle alla vampira che non ci pensò due volte, l'aggredì in gran fretta e la morse. La donna, spaventata, urlò con tutto il fiato che aveva in gola, e in lontananza la vampira sentì dei passi, qualcuno doveva aver sentito le grida e presumibilmente stava arrivando in suo soccorso. Succhiò ancora un po' del sangue caldo della giovane, poi, questa volta pulendosi la bocca e il viso con il vestito della sventurata, si allontanò dalla scena del crimine.
Camminando lentamente incrociò alcuni uomini che non badarono neppure a lei tanto era la fretta di raggiungere colei che aveva chiesto aiuto. Avrebbero trovato sicuramente una brutta sorpresa al loro arrivo.
La contessa, rinfrancata da quelle due prede divorate senza problemi, fu indecisa se rientrare al suo maniero o restare ancora in città e magari cercare una terza vittima. Fu la visione di don Antonio a fargli cambiare idea.
Negli anni aveva avvertito il sospetto crescere in lui e malgrado non fosse stato avvicinato dalla Sacra Inquisizione e non avesse appreso alcun insegnamento sul combattimento delle creature della notte, temeva potesse, per istinto intonare un canto, una prece o un'altra qualsiasi delle armi in suo potere. Anche se si era nutrita, sapeva di non aver scampo di fronte a tale potenza, per affrontarlo avrebbe dovuto stare all'interno delle mura della fortezza, allora sì, guidata dallo spirito di suo padre, avrebbe sconfitto qualunque uomo si fosse anche solo avvicinato.
Fortuna per lei, il vicolo aveva una diramazione a destra e a sinistra, ed ella, veloce, camminò verso sinistra nascondendosi tra le ombre e divenendo così invisibile a chiunque avesse camminato in quei luoghi.
Il prete, fortunatamente, tirò dritto e con lui la minaccia si allontanò velocemente. Tirando un sospiro di sollievo si diresse nuovamente verso la periferia, doveva rientrare, prima di far brutti incontri.
Prima di prendere il sentiero, però, incrociò un anziano pescatore, probabilmente era stato sulla riva del canale tutto il giorno, era rosso in viso e portava a tracolla una cesta di vimini dalla quale giungevano dei rumori sommessi.
"Preso qualcosa?" chiese gentilmente fermandosi innanzi a lui.
"Oggi è andata bene" rispose l'uomo prendendo la cesta e aprendola davanti agli occhi della donna mostrando il pesce che ancora guizzava a destra e a manca cercando di liberarsi.
La donna finse di ammirare il pesce, sporse la testa verso l'uomo e stava per azzannarlo, quando fu sorpresa dalle movenze dell'anziano. Egli, gettò la cesta in terra e afferrato un pendaglio che teneva al collo, lo strappò con violenza avvicinandolo poi al viso della donna.
"Stai lontana, te lo ordino" gridò facendo un passo indietro e tenendo alto verso il viso di Monik un crocefisso in argento.
La vampira sentendo l'aura dell'oggetto sacro allontanò il viso, sgranò gli occhi fingendosi stupita, tentò di calmare i tremori che le avevano colpito la mano destra e si sforzò di sorridere "ma cosa..."
"Stai lontana, te lo ordino" ripeté l'uomo e questa volta fece un passo avanti cercando di toccare con il crocefisso la fronte della donna.
Monik, piuttosto a disagio, prese coraggio e si avventò sull'anziano, le sue unghie crebbero e tentò di colpire con gli artigli le braccia nude del suo aggressore.
I colpi degli artigli, andarono a segno ma l'uomo, piuttosto convinto di ciò che stava facendo, non si arrese e questa volta riuscì ad appiccicare il crocefisso alla fronte di Monik che urlò di dolore.
L'uomo rinfrancato da quell'attacco furtivo, tentò di far restare attaccato alla pelle della donna il crocefisso ma non ebbe fortuna. Monik, tornò alla carica e questa volta le sue unghie colpirono le guance del malcapitato che si trovò senza metà del suo viso.
Il dolore fu troppo, l'uomo cadde a terra portandosi le mani alla faccia che sanguinava copiosamente. Monik lo guardò e rise "pensavi di sopraffarmi con un semplice crocefisso d'argento?"
L'uomo non riuscì a rispondere, si stava contorcendo dal dolore in terra. Monik gli diede un calcio e lo spinse sulla riva del canale, poi, con un secondo spintone lo fece ruzzolare giù per l'argine e in fine cadde nelle acque limacciose.
Si sbracciò per tentare di restare a galla ma qualcosa lo spingeva verso il basso. La sua lotta durò pochi secondi, poi l'acqua lo ricoprì e sulla superficie verdastra comparvero solo poche bolle poi più nulla.
Monik gettò nell'acqua anche la cesta con i pesci "siete liberi" disse guardando il cesto affondare, poi prese il sentiero che era diretto alla fortezza. La salita fu più agevole della discesa, si toccò la fronte per valutare i danni inflitti dall'oggetto sacro, la ferita era seria ma si sarebbe rimarginata prima di notte.
Raggiunse il portone d'ingresso, si guardò alle spalle e poi lo chiuse dietro sé sentendosi al sicuro. Salì la scala che portava ai camminamenti e guardò il paese. Il sole era calato e le finestre delle case iniziarono a illuminarsi.
Un'altra notte stava per iniziare, sarebbe potuta essere l'ultima, visto che il prete e il guerriero sarebbero arrivati il mattino successivo. Scacciò quel pensiero, e salì altri gradini raggiungendo la stanza più alta della torre, doveva riposare, malgrado avesse risucchiato le energie dell'uomo e della donna, lo scontro con il pescatore l'aveva stremata. Si sdraiò nel suo giaciglio e chiudendo gli occhi si addormentò. (Foto di Marco Elli)

La contessa Monik - terza parte -



A mezzanotte Monik, che era stata tutta la notte in giro per il paese cercando una soluzione ai due problemi tornò nella sua fortezza, salì lentamente le scale e aprendo la porta vide le candele sul pavimento.
Chiuse la porta alle sue spalle e si inginocchiò, accese le candele e prese poi petali di rosa spargendoli davanti a sé componendo un disegno sul freddo pavimento.
Guardando verso l'unica finestra della torre socchiuse gli occhi e nella sua mente si formò subito un immagine. Un uomo corpulento era sdraiato su un semplice pagliericcio, doveva aver bevuto parecchio quella sera, russava, sognando inquieto. Al suo fianco la lunga spada e posata sul pavimento l'armatura, esaminandola Monik vide i segni di diverse battaglie, quel metallo ne aveva viste parecchi e a guardar la lama della spada in più punti sbeccata, il suggerimento lampante era che anche la spada aveva conosciuto tempi migliori, ma sicuramente aveva trafitto diversi nemici. Monik aprì gli occhi e pronunciando alcune parole in una lingua ai più sconosciuta si insinuò nei sogni del soldato.
La fiamma delle candele tremò malgrado non si muovesse un filo d'aria in quella stanza rotonda. La vampira spalancò le fauci mostrando i canini alla luna, il suo urlo strozzato giunse fino al villaggio e furono in molti a svegliarsi in preda al panico.
Il guerriero, al contrario, continuò a dormire, ma un tarlo si era insinuato nella sua mente, ed era pronto ad agire, qualora avesse ricevuto il giusto input.
Quando Monik finì il rituale, il sole stava per sorgere. Dopo anni, si era abituata a camminare in mezzo ai comuni mortali anche di giorno, ma preferiva farlo sotto sera, quando poteva trovare ombre sulle quali confidare per ripararsi dai micidiali raggi del nemico numero uno.
Spense le candele una a una e soffiò sui petali di rosa facendo sparire il disegno sul pavimento, poi tentò di alzarsi, l'assalì un capogiro e dovette appoggiare entrambe le mani in terra, attese qualche secondo, poi guardò il calice che aveva messo sul tavolino,  allungò la mano in quella direzione e il contenitore in argento si mosse sulla superficie lignea, poi prese a volare nella sua direzione e in breve fu tra le sue mani.
Avida lo portò alla bocca e bagnò le labbra che si macchiarono di amaranto, arricciò il naso, il prezzioso liquido si era un po' raffreddato, strinse con entrambe le mani la coppa del calice portando calore al metallo, la superficie del liquido contenuto si increspò come se avesse vita propria.
La duchessa, portò nuovamente la coppa alla bocca e bevve avidamente.
Lasciò cadere il calice sul pavimento, poi si alzò e si diresse alla finestra. I raggi del sole le illuminarono il pallido viso, ed ella sorrise. Oggi sarebbe stato uno splendido giorno.
A qualche miglia di distanza il prete, una volta finite le preghiere del mattino, si vestì e scese le scale. L'oste, già indaffarato dietro al bancone, lo salutò cordialmente "Buongiorno, a quanto pare il suo compare dorme ancora della grossa".
L'uomo di chiesa parve rabbuiarsi "bisognerà svegliarlo, non abbiamo molto tempo".
"Manderò Caterina, lei sa come ravvivare un uomo" ridacchiando prese la campanella e iniziò a scuoterla.
La ragazzina che la sera prima aveva servito la cena si presentò nella sala finendo di sistemarsi la complicata acconciatura.
"Devi svegliare Gregory" disse l'uomo sbrigativo "veloce".
La ragazzina abbozzò un inchino davanti al prelato e poi salì velocemente le scale. Bussò alla porta e non sentendo alcuna risposta girò la maniglia entrando.
Il soldato stava ancora sonnecchiando ma appena sentì la porta aprirsi la sua mano destra corse alla spada impugnandola "chi è là?" chiese con voce ancora impastata.
"Sono la camerriera, dovete scendere il prete vi aspetta" disse sbrigativa indietreggiando di qualche passo mentre l'uomo si metteva a sedere, poi ci ripensò fermandosi a pochi passi dall'uscio "avete bisogno per mettere l'armatura?".
Il guerriero sospirò poi guardò l'armatura e nuovamente la ragazzina "sarà meglio, faremo più in fretta".
Da basso nel frattempo il prete si era seduto ad un tavolo e si era fatto portare carne secca e pane nero "... quindi mi assicurate che la strada è tranquilla?".
"Sì, la via è tranquilla, frequentata da parecchi uomini di ventura e mercanti. I passi sono sorvegliati da guardie fidate, non dovete temere i predoni".
Il prete, finendo il pane bevve un sorso "a dire il vero non sono i predoni a preoccuparmi" pensò.
Finalmente il guerriero fece la sua comparsa sulle scale, dietro di lui Caterina era rossa in viso e la capigliatura aveva preso una strana piega. Né l'oste né il prete fecero domande. Il corpulento uomo si fece portare una mezza dozzina di uova e una pinta di birra scura. Trangugiò il tutto e scolò il boccale tutto d'un fiato "possiamo andare" disse trattenendo a stento un rutto.
Il prete saldò il conto e il soldato, uscendo, lanciò uno sguardo strano a Caterina, le sue gote si incendiarono di un rosso rubino e a stento riuscì a proferire poche parole "tornate presto".
Montarono a cavallo e presero la via principale "ci aspetta un altro giorno di marcia e poi un'ultima notte" disse il prete galoppando al fianco del fidato guerriero "avete dormito bene?".
L'uomo mugugnò "devo aver mal digerito la cena, ho sognato strano".
"Raccontate, raccontate" disse l'uomo di chiesa, fingendosi curioso.
"Ricordo solo il volto pallido di una donna. Donna di rara bellezza, vestita di nero, sorseggiava in un calice d'argento e mi fissava senza nulla proferire".
Il prete sussultò, Monik, doveva per forza essere lei che nella notte si era insinuata nella mente dello sciocco guerriero, poi fissando l'uomo al suo fianco sorrise "forse una spasimante che vi pensa e che avevate dimenticato".
Il soldato sollevò le spalle "non mi pare di aver mai visto una donna simile, ma è probabile, ne ho viste tante..."
"Lasciate perdere, non ho nessuna voglia di ascoltare le vostre scappatelle amorose"
I due galopparono tutto il giorno, fermandosi solo brevemente per consumare alcune provviste prese alla locanda. Incontrarono poca gente, e con nessuno di loro si misero a parlare, poi, quando venne sera, si informarono sul posto di ristoro più vicino e allungando il passo si affrettarono a raggiungerlo. (Foto di Marco Elli)

Primi freddi...

Il cambiamento di stagione si avvertì immediatamente. Quella mattina, il sole era velato da nubi di un colore biancastro che non permettevano ai raggi caldi dell'astro di penetrare fino alla superficie. I viandanti, infreddoliti dalla notte umida, camminavano lenti sulla strada, pochi di loro avevano voglia di parlare. Tra i tanti che si erano radunati sulla strada carovaniera, due in particolare colpivano l'occhio, il primo era alto quasi tre metri e l'altro, molto più basso, si trascinava una gamba lasciando sul terreno dei solchi profondi. I due, stavano discutendo piuttosto animatamente su un fatto accaduto la notte precedente, a quando poi fu riportato da alcuni dei presenti, entrambi avevano visto una creatura aggirarsi tra le rocce di Smugh Hall ma la descrizione fatta, differiva in parecchi punti, come se la creatura avesse la capacità non solo di mimetizzarsi con il terreno, ma anche di apparire all'occhio dell'osservatore, in maniera diversa a proprio piacimento. Forse il freddo, forse la smania di arrivare al primo paese per potersi rifocillare, i due avanzarono più velocemente di altri e quindi nessuno ebbe modo di sapere per intero la storia della creatura misteriosa...

Il Khellendrox nel mondo di Descent

Khellendrox sotto copertura nel mondo di Descent. In questo mondo mi chiamano Grisban l'assetato...

mercoledì 19 agosto 2015

La contessa Monik - seconda parte -


Seduta sullo scranno, Monik pensò ad una strategia per fermare l'avanzata dei due. "Il guerriero, sembrava vulnerabile, la sua mente umana, semplice e poco avvezza a pensare, poteva essere facilmente preda dei suoi poteri. Per il prete, quello era un discorso a parte, sicuramente aveva imparato le arti difensive e soprattutto, poteva essere in grado di difendersi da solo. Allora perché portarsi appresso un uomo in arme?".
Mentre la duchessa pensava a tutto questo, una figura da prima fumosa, poi più nitida, le si formò nella mente. Era un uomo, calvo sulla sessantina, la guardava senza battere ciglia, i suoi occhi chiari erano fissi come laghi di montagna. Non disse nulla, Monik sbatté le palpebre e tentò di scacciare quella visione, ma fu tutto inutile, allora prendendo un bicchiere che aveva posato su un tavolino al suo fianco bevve. La bevanda color rubino, ancora calda, scese lentamente nella sua gola, dandole nuovo vigore, ella si alzò di scatto e si avvicinò nuovamente alla finestra.
La visione si era fatta fumosa, poi era scomparsa del tutto "caro uomo di chiesa, non sai ancora con chi hai a che fare" disse a voce alta come se stesse parlando ad un interlocutore presente nella stanza.
Richiamò a sé le creature della notte, e un pipistrello si appese alle inferriate superiori dalla finestra, così a testa in giù la fissava in attesa di ordini.
La donna sorrise, e poi gli diede un ordine secco. Il desmodus rotundus si staccò dal ferro sul quale si era appeso e volò verso est.
"Ora non dovrò più scrutarli, c'è chi ci penserà per me" pensò nuovamente ad alta voce, tornando a sedersi sullo scranno.
L'orologio del campanile battè undici rintocchi, la duchessa appoggiò la schiena alla superficie lignea, mentre i due pellegrini feceri il loro ingresso nella locanda sulla strada.
Il servizio di cambio cavalli, posto sulla strada era ancora efficentissimo, tutti coloro che transitavano sulla strada principale, potevano usufruirne, non solo per far riposare i cavalli ma anche per rifocillarsi e per pernottare se ne sentivano il bisogno.
Il locale era pressoché vuoto e il prete e il guerriero si sedettero ad un tavolo vicino al camino. Immediatamente arrivò una giovane camerriera che prese le loro ordinazioni. Tornò poco dopo con una scodella di zuppa per l'uomo anziano e un piatto di carne e verdure per il giovanotto in forze.
Nel frattempo il prete, che stava spiegando al ragazzo a cosa potevano andare in contro, si azzittì guardando fuori dalla finestra.
"Siamo spiati" disse abbassando il capo.
Il guerriero a seguito di quelle parole voltò la testa verso la finestra scrutata in precedenza dal prete ma non vide nulla.
"Avete solo bisogno di riposo" disse il giovane infilando con la forchetta l'ultimo boccone di carne.
"Forse avete ragione, il viaggio è stato lungo e mancano ancora due giorni alla meta" poi alzandosi "allora buona notte" salutò distrattamente continuando a guardare la finestra.
"Buona notte a domani" rispose il giovane che alzando il braccio richiamò l'attenzione della giovane "ancora una pinta" disse.
Il prete si avviò su per le scale, sembrava invecchiato, il giovane lo seguì quasi un'ora dopo, ed entrambi ebbero un sonno agitato con sogni poco edificanti. (Foto di Marco Elli)

La contessa Monik - prima parte -

La fortezza era stata costruita secoli prima, dominava la vallata e dalla torre si riusciva a vedere il mare che distava parecchi chilometri. Ora non era più in perfette condizioni, il tempo e l'incuria avevano prodotto i suoi danni. Ai piedi della struttura massiccia, sorgevano un piccolo agglomerato di case, per lo più abitate da contadini e lavoratori modesti, alcuni di loro, soprattutto gli anziani, quando giungeva qualche straniero in città, si intrattenevano con loro, andavano dicendo, guardando la fortezza, che era disabitata, e che il conte, passato a miglior vita, li aveva abbandonati.
Ma tra i giovani serpeggiava un certo scetticismo che in alcune notti particolari, diveniva molto spesso terrore. Guardando la torre, c'era chi giurava di aver visto delle luci passare davanti alle finestre e i più arditi, che si erano inerpicati sulla montagna arrivando fino alle porte della fortezza, giuravano di aver visto una donna aggirarsi tra i merli.
La contessa Monik, guardando verso il villaggio se la rideva, di tanto in tanto, nelle notti di luna piena, scendeva invisibile, all'occhio umano, nel villaggio e si nutriva.
Non lo faceva troppo spesso per non dare nell'occhio, poco distante, la Sacra Inquisizione aveva già dimostrato la propria potenza bruciando al rogo diverse donne e uomini accusandoli di stregoneria, e sicuramente nutrivano dei sospetti su tutta la famiglia da cui proveniva la contessa.
Quella notte la contessa era inquieta, avvertiva l'arrivo di qualcuno al villaggio che avrebbe potuto minare la propria tranquillità. Si portò davanti alla finestra della torre e scrutò l'orizzonte. La propria vista, con il calare delle tenebre, andava migliorando e da quella posizione riusciva a vedere anche a lunghe distanze.
Il villaggio era addormentato, nessuno per le strade e anche in taverna, i pochi avventori, da tempo avevano lasciato i tavoli per raggiungere le camere al piano superiore. Ma la sua attenzione fu attirata da due figure che qualche chilometro più a valle andavano di fretta. Montavano cavalli massicci, si trattava di un prete e un guerriero. Monik socchiuse gli occhi e tentò di scrutare la mente dei due. Entrare nella mente del guerriero fu facile, egli pensava alla propria donna lasciata da qualche parte chissà dove e all'uomo di chiesa che doveva scortare per la mattanza. Monik ebbe un brivido e riaprì gli occhi sbattendo le palpebre furente, era certa, i due stavano venendo per lei.
Richiuse gli occhi e tentò di sondare la mente del prelato, ma si accorse immediatamente della protezione che questi aveva posto su di sé e anzi, con sgomento scoprì che lo stesso uomo ora stava insinuandosi nella sua.
Aprì nuovamente gli occhi e si scostò dalle inferriate della finestra, passeggiando nervosamente nella stanza disadorna fece velocemente il calcolo di quanto tempo ci avrebbero messo per raggiungere Hiselrod, sospirò e andò a sedersi sullo scranno di ontano.
"Ancora due giorni, ho due giorni per prepararmi al meglio..." disse tra sé e sé... (Foto  Marco Elli)

Lo scrosciare della pioggia, alcuni pensano che l'arrivo della pioggia, soprattutto in questo periodo, sia un segnale tangibile di cambiamento, il cambiamento della stagione. Sicuramente è un nuovo inizio, guardandosi attorno, tra un temporale e l'altro si noteranno sicuramente dei cambiamenti, e malgrado la pioggia possa essere portatrice di sciagure e disastri o anche solo di malinconia, per altri verso, è portatrice di vita. Festeggiamo la vita nuova che ci attende...

martedì 18 agosto 2015

Sogna da protagonista

Nuove avventure per il nano Khellendrox che cerca nuovi compagni di viaggio. Se vuoi, puoi farne parte!

Buona giornata!

Non pensare di aver già vinto la battaglia se non sei disposto a sacrificare qualcosa. In ogni battaglia che si combatte, bisogna valutare che ci saranno delle perdite, solo così, alla fine della giornata potrai essere fiero per ciò che hai combattuto anche se avrà comportato qualche inevitabile sacrificio e effetto collaterale.

Recensione Ant-Man


Ant-Man: La Disney sempre più protagonista nei film Marvel e in questo film non stona neppure tanto, tra battutine ingenue e gag, viene costruito un film di "collegamento" per introdurre un nuovo personaggio nella sfera degli Avenger's.
"Tutto calcolato" direbbe qualcuno, ebbene non si può certo dire che non lo sia. Il ladruncolo Scott Lang viene rilasciato dalla prigione e tenta di ritornare alla vita normale, soprattutto per il bene che vuole alla figlia Cassie. Le cose però non vanno come lui vorrebbe e una volta perso il lavoro è costretto a tornare alle vecchie abitudini, viene coinvolto da tre suoi inquilini, in un nuovo losco affare. Una notte, si introduce nella casa di un anziano ricco uomo d'affari per aprire una cassaforte e svuotarla. Riesce abilmente a mettere fuori uso tutti i sistemi di sicurezza e raggiungere la cassaforte, con ingegno la apre e scopre, con sconcerto che contiene tutto tranne i soldi e i prezziosi sperati, ma solo una tuta strana e progetti.
E' qui che inizia l'avventura di Ant-Man. Una volta a casa, il ladruncolo, per curiosità, si infila la tuta e prova l'ebbrezza di rimpicciolirsi, poi sentendosi piuttosto spaventato da questo enorme potere che non riesce a controllare, decide di restituire la tuta al legittimo proprietario, peccato che quando esce dalla casa, viene arrestato.
Un  Michael Douglas in ottima forma, veste i panni di Hank Pym scienziato e ricco uomo d'affari, che ha lasciato lo Shield alcuni anni prima temendo che l'agenzia volesse replicare la sua formula e usarla nella maniera sbagliata.
Hank Pym, ha un solo scopo nella vita, fermare le ricerche del suo assistente, divenuto capo della sua organizzazione e pronto a vendere la tecnologia restringente all'Hydra.
Hank Pym, assolderà suo malgrado, Scott per rubare l'invenzione del suo diretto concorrente, prima che questi riesca a venderlo ai cattivi. Nelle fasi finali Ant-Man dovrà scontrarsi con Darren Cross che indossata la tuta di Calabrone, lo sfiderà in una lotta serrata a colpi di rimpicciolimenti e ingrandimenti al cardiopalma.
Effetti speciali, colpi di scena e naturalmente le dimensioni ridotte dell'eroe e del suo antagonista, trascineranno il pubblico attraverso la vicenda in maniera scorrevole e in alcuni momenti trascinante e divertente. Immancabile, nelle scene finali l'apparizione come in tutti i film di Stan Lee. Voto 6,5.




lunedì 17 agosto 2015

Un luogo incantato

Il mago, dopo aver camminato a lungo arrivò alle porte della cittadella. Sembrava un luogo incantato. Costruzioni antiche e oramai diroccate spuntavano dal terreno, sembrava che una civiltà evoluta avesse abitato quelle lande, poi una guerra o un cataclisma l'avesse spazzata via. Un unica struttura restava in piedi nel suo splendore, costruita all'interno della montagna, aveva una porta d'oro e da quelle che un tempo potevano essere le finestre, ora sgorgava acqua a formare due cascate che si gettavano in un corso d'acqua non troppo profondo e dalle acque cristalline.
L'uomo, fermatosi sulla sponda del fiume, guardò l'ingresso della costruzione, e studiò il percorso che avrebbe dovuto fare per raggiunterlo.
Alcune rocce spuntavano nel mezzo del fiume e sembravano invitarlo a seguire quel percorso che però, ad uno sguardo attento poteva nascondere delle insidie.
L'uomo, piuttosto anziano, stanco del lungo cammino si sedette sull'erba fresca e iniziò a riflettere. La natura intorno a lui si animò di colpo, uccellini variopinti sfolazzarono sulla sua testa facendo evoluzioni come se volessero attirare la sua attenzione, anche l'aria si tramutò in un vento gelido che lo costrinse ad abbassare il cappuccio sul capo.
Guardò nuovamente la costruzione, come se fosse l'ultima sfida della sua vita, aiutandosi con il bastone si rialzò e decise di affrontare quel passaggio che sembrava obbligato. Mise il piede destro sulla prima roccia, poi affondò il bastone nell'acqua e spostò il piede sinistro, il primo passo era fatto, guardò le rocce, le contò e poi guardò la porta della struttura "ancora quattro passi e sarò arrivato" si disse facendosi coraggio.
Spostò il bastone e lo piantò nel terreno sommerso dalle acque del fiume, poi, come aveva fatto in precedenza spostò prima un piede, poi l'altro sulla seconda roccia.
Un enorme carpa guizzò fuori dall'acqua e ricadendo schizzò ovunque. Il mago guardò l'esemplare dorato sorrise e riprese la propria attraversata, imitando i gesti precedenti.
Quando posò entrambi i piedi sull'ultima roccia, si accorse che la soglia era molto distante e che l'acqua dalla roccia alla porta sembrava essere più profonda che in precedenza.
Spostò il bastone andando a sondare l'altezza dell'acqua in quel punto davanti a sé, scosse il capo non troppo convinto di procedere, poi guardò alle proprie spalle il percorso già fatto e con sgomento si accorse che le rocce calpestate poc'anzi erano scomparse sommerse dall'acqua del fiume che si era fatta più impetuosa.
Anche la luce era mutata, il sole stava calando e nubi bianche si erano addensate nel cielo promettendo pioggia.
L'uomo si fece coraggio e prendendo una spinta cercò di balzare sulla soglia del palazzo, il piccolo salto sembrò durare un eternità, rimanendo sospeso sul fiume quei pochi secondi, guardò l'acqua scorrere sotto di sé e gli parve di vedere un volto, poi, finalmente, i suoi piedi toccarono la roccia davanti alla porta.
La guardò con interesse, non era di legno ricoperto d'oro, come aveva pensato inizialmente, era proprio fatta tutta d'oro massiccio. Non aveva maniglia e la superficie era intarsiata mostrando delle minute rune in una lingua che non comprese.
Accostò le nocche della mano destra alla porta e bussò un paio di volte. Dall'interno non giunse nessun rumore e quindi, facendosi coraggio, bussò nuovamente, questa volta più energicamente.
Con sgomento attese qualche minuto senza ricevere nessuna risposta e senza sentir nessun rumore, allora, visto che le ombre si stavano allungando e non poteva tornare indietro guadagnando la riva del fiume, decise di analizzare le rune sulla porta, socchiuse gli occhi e recitò svelto le parole di un incantesimo che gli avrebbero permesso di leggere qualunque linguaggio.
Quando li riaprì, scoprì di non essere abbastanza potente da poter decifrare quelle rune, oppure, nessun linguaggio era nascosto dietro quei segni finemente intarsiati nella materia prezziosa.
Quando oramai stava per perdere le speranze e la sua mente gli aveva già proiettato molti dei modi per cui sarebbe potuto morire, la porta si aprì e un ragazzo lo guardò stupito.
Il mago lo riconobbe, ma non riuscì a capacitarsi di tale visione. Il ragazzo assomigliava tantissimo a lui molti anni prima.
"Vieni avanti, entra, hai tanto di cui riflettere" disse il padrone di casa con la medesima voce del mago.
Il mago sentendo delle minuscole gocce di pioggia cadere sul suo mantello non indugiò oltre, e avanzò all'interno della montagna.
Non vi posso dire come andarono le cose una volta richiusa la porta, del mago non si seppe più nulla fino a quando non fu ritrovato il suo corpo esanime molti anni dopo. Un pescatore lo trovò impigliato alla sua rete e lo portò a riva e io, riuscii così a riconoscerlo e riportarlo nella sua terra natia...

Un nuovo inizio

Riprendere da dove si era interrotto tempo prima è sempre faticoso. Un nuovo inizio dicevano. Il lunedì non è forse "un nuovo inizio?" Eppure è sempre dura... Buona giornata!

domenica 16 agosto 2015

Buongiorno!

Tutto prima o poi finisce, ci si lascia alle spalle qualcosa mentre già si guarda con una certa ansia a nuove cose che si affacciano all'orizzonte. Pochi restano i punti fissi che ci portiamo appresso per un periodo mediamente lungo, ma questa è la vita, queste sono le nostre condizioni...