giovedì 26 gennaio 2017

La villa

Passeggiando, un pomeriggio, si ritrovò non seppe dire neppure lei come, a passar davanti ad una villa abbandonata.

Quando i suoi occhi indugiarono sulle finestre che si affacciavano al primo piano fu colta da un brivido. Le tornò alla mente l'incontro che aveva fatto circa l'anno precedente, un uomo, una creatura, aveva assalito i suoi sensi, l'aveva prosciugata. I due si erano frequentati di nascosto, avevano passato le ore notturne più focose che lei avesse mai potuto immaginare, poi, come era venuto, era anche sparito.
Lei da principio ne era rimasta sconvolta, poi, poco per volta si era convinta che fosse meglio così, lei non apparteneva al mondo di lui e lui, era ben lungi dall'essere definito essere umano.
Serenya si fermò davanti al cancello sgalembro della villa, sicuramente abbandonata da diversi anni, era circondata da un alone di mistero e fascino. Il brivido che aveva avvertito inizialmente non l'aveva lasciata, scosse le spalle e si incamminò sul vialetto che costeggiava quella che un tempo doveva essere la siepe di recinzione. Il ghiaietto scricchiolava sotto i suoi piedi come se qualcosa ad ogni passo andasse in frantumi.
Sentì un rumore provenire da una delle finestre, un sinistro cigolio, si fermò e alzando il viso restò immobile con lo sguardo fisso su una delle persiane che le sembrava si fosse mossa poc'anzi.
Smise persino di respirare, attendendo che qualcosa accadesse, ma dalla finestra non giunse altro che silenzio.
Riprese a camminare, tornando infine sulla strada principale, stava per scostarsi dalla recinzione quando sentì nuovamente quel rumore e voltandosi di scatto lo vide.
Una sagoma scura, ne era certa, sii era scostata dal muro e per un istante, prima di ritirarsi all'interno l'aveva fissata.
Tornò sui suoi passi, fino all'ingresso della villa, senza pesarci spinse il cancelletto ed entrò.
La porta era socchiusa, nella sua testa una voce sembrò chiamarla all'interno ed ella, senza indugio, oltrepassò quella barriera lignea e si immerse nell'oscurità della villa.
Appena all'interno fu assalita da strani odori, da principio riconobbe umidità e muffa, poi una sorta di fragranze fresche, gelsomino, vaniglia, incenso.
Percorse il corridoio lentamente, malgrado la completa oscurità sembrava che i suoi passi sapessero dove dirigersi, si lasciò alle spalle le prime due porte alla sua destra e raggiunta una immensa scalinata in marmo iniziò come in trance a salire i gradini.
Raggiunto il pianerottolo avvertì nuovamente quel brivido, un alito freddo la investì facendole alzare la voluminosa gonna e mettendo a nudo le sue gambe, ella d'istinto la spinse veloce a ricoprirle come se avesse bisogno di proteggersi da una minaccia imminente.
L'aria fresca si spinse oltre e il suo corpo ne fu sopraffatto, la lingua si mosse ad inumidirsi le labra, deglutì e un calore improvviso la pervase, ricordò le mani di lui sul suo corpo, la sua bocca sulla sua pelle, il suo morso e quello stato di torpore che l'aveva rapita in quei mesi di euforia che sembravano così lontani ma ben rapidi a tornare.
Senza pensare salì gli ultimi nove gradini che la separavano dal piano superiore.
Una luce tremolante si accese improvvisamente vicino ad una porta, e una voce le arrivò flebile all'orecchio "vieni, ti stavo aspettando".
Serenya, rispose a quelle semplici parole muovendo un passo dopo l'altro verso quella candela. Fu solo questione di un attimo, e si ritrovò all'interno dell'alcova del padrone di casa, nell'oscurità vide i suoi occhi che la scrutavano, si inginocchiò sul freddo pavimento e attese silenziosa. Lui era tornato e lei sembrava esserne felice...

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